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Il paradosso di Epimenide |
Epimenide era nativo di Cnosso, proprio dove vi era il famoso labirinto di Minosse; sarebbe stato chiamato ad Atene, nei primi decenni del VI sec. a.C., per purificare la città colpita da una pestilenza. Viene di solito collocato genericamente fra i presocratici, vale a dire fra quei filosofi che vissero prima di Socrate. Si tenga presente che questi pensatori, che troviamo all'inizio della storia della filosofia, avevano scarsa consapevolezza di essere "filosofi" nel senso vero della parola; erano piuttosto sacerdoti, maghi, indovini, o persone dedite a particolari riti di purificazione. Di quest'ultima categoria sembra facesse parte anche Epimenide di Creta.
Di lui ci rimane un'affermazione, passata alla storia del pensiero appunto come "il paradosso di Epimenide", che lascia supporre un certo approfondimento, un certo grado di astrazione della ricerca filosofica. La forma originaria di tale paradosso era questa: "Tutti i cretesi sono bugiardi." Quali conseguenze si possono dedurre da una simile affermazione? |
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I cretesi sono tanti, ma supponiamo che siano tutti bugiardi: siccome Epimenide è un cretese, allora Epimenide è un bugiardo! La sua affermazione è dunque vera, ma ciò è impossibile perché un mentitore non dice la verità. Quindi Epimenide è un bugiardo e la sua affermazione non è vera. Negare un'asserzione universale come "Tutti i cretesi sono bugiardi" equivale a dire che esiste almeno un cretese che dice la verità.
In sintesi tutto ciò che si può dedurre dal paradosso di Epimenide è: 1) Epimenide è un bugiardo; 2) esiste almeno un cretese che dice la verità! |